Ogni anno in Italia vengono rubate 320 mila biciclette, pari all’8% di quelle circolanti
Incidere il proprio codice fiscale sul telaio della bici al momento
dell’acquisto e poi registrare i dati di marca e modello associati al
nome e cognome del proprietario su un database nazionale. È questa una
delle proposte della Federazione italiana amici della bicicletta (Fiab) per contrastare un fenomeno dannoso per le persone e per l’economia del nostro paese: il furto di biciclette.
Ogni anno, secondo le stime di Fiab, in Italia vengono rubate circa 320
mila biciclette su 4 milioni di pezzi circolanti (circa l’8% del
totale). «Ormai è un fenomeno diffuso, a cui le persone rispondono con
rassegnazione», afferma Giulietta Pagliaccio, presidente della Fiab. Non
a caso, dall’ultima indagine condotta dalla stessa associazione, che ha
coinvolto prefetture, capoluoghi di provincia e 4 mila cittadini
ciclisti, è emerso che solo il 40% dei furti viene regolarmente
denunciato.
Nella classifica delle paure dei ciclisti al primo posto c’è quella di
essere investiti e subito dopo quella di essere derubati. Una
preoccupazione che costituisce un disincentivo all’utilizzo della
bicicletta e al suo acquisto per un danno economico, secondo
Confindustria Ancma e Fiab, di 150 milioni di euro tra mancati introiti
per l’industria e transazioni in nero. «Spesso, per timore di subire un
furto, i ciclisti preferiscono comprare biciclette economiche di bassa
qualità, che però sono meno sicure e che, spesso, sono prodotte al di
fuori dell’Italia. Il nostro Paese realizza due ruote di grande pregio,
che hanno un costo più elevato rispetto alla media. Per far ripartire
questo settore, servirebbe garantire una maggiore sicurezza
sull’acquisto e sull’utilizzo dei mezzi», evidenzia Pagliaccio.
Rubare una bicicletta è un reato. Il Codice penale (art. 624) lo punisce
con la reclusione da 6 mesi a 3 anni e con una multa da 154 a 516 euro.
Chi le vende, poi, si macchia del delitto di ricettazione, punito con
la reclusione da 2 a 8 anni e con una multa da 516 a 10.329 euro. Di
certo, non è semplice cogliere i ladri di biciclette sul fatto, ma
queste sono le misure previste dalla legge. Non è al sicuro nemmeno chi
compra mezzi rubati. E cioè chi non ne abbia accertata la legittima
provenienza. Chi acquista mezzi «sospetti» può essere punito con
l’arresto fino a 6 mesi o con un’ammenda non inferiore a 10 euro.
«In nessun Paese del mondo è stata trovata la soluzione», sottolinea
Pierfrancesco Maran, delegato nazionale Anci per la mobilità. «Al
momento, in Italia, ogni Comune gestisce questo problema con procedure
diverse. C’è invece bisogno di un modello unico che definisca gli
standard da adottare a livello nazionale». Alla luce di tutti questi
dati, Fiab ha proposto di redigere delle linee guida condivise per
combattere i furti e di attivare un sistema volontario di
identificazione delle bici rubate attraverso la punzonatura del codice
fiscale sulla bici e successiva registrazione dei dati del veicolo e del
proprietario in un database pubblico.
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